Quando l’ultimo basso chiarore della sera si arrese alla notte, la folla si assiepò in uno slargo per assistere alla suonata dei balarì in cerchio, l’Ariosa. L’attesa era spasmodica. Il Carnevale folle e cupo, comico, libero, abbondante, il trionfo della verità delle cose davanti al potere, le risa allegre, i motti sbeffeggianti e insieme gioiosi, la festa della vita e della morte vista dal popolo, senza barriere di titoli e cariche, dove balarì, sonadùr e màscher erano diversi solo per le maschere in volto – le une in tela color avorio, prive d’espressione, le altre beffarde e di vecchi rugosi – stava per raggiungere l’apice…

Nel thriller Il bosco di Mila ci si immerge nel Carnevale di Bagolino, una sarabanda che sorprende. In questo paese arcano sulle montagne di Brescia, le maschere diventano il rovesciamento dei ruoli sociali – impedire il riconoscimento per una settimana si può, senza più la percezione del tempo e dello spazio, immersi nella collettività – e le maschere hanno due facce, una spettacolare nei colori e ricami, quella di danzatori e musici, e l’altra sfrontata: i màscher che con una voce in falsetto fanno dispetti, irridono con frizzi e lazzi, che sono irrefrenabili e vagano ridanciani per le viuzze travestiti da grotteschi contadini, maschi e femmine, addirittura curvati, bolsi, segnati nei volti inquietanti. Un fracasso di zoccoli sul selciato di pietre, il loro arrivo impetuoso. Nessun visitatore può sfuggire agli sberleffi e ai loro rituali di fertilità. Ci si può salvare solo durante la danza finale, l’Ariosa, che segna la fine del Carnevale. Un spicchio di tempo magico.

Dal Cinquecento in poi, forse per la posizione isolata di Bagolino, gli usi e costumi hanno fatto resistenza alla Storia che passa, gira su se stessa, e sono rimasti immutati, coinvolgendo solo gli abitanti del paese. I visitatori assistono, sono spettatori, vittime a volte stupefatte dei màscher.

Che cosa può succedere a Vittoria Troisi, romana di nascita e vita, in un Carnevale di paradossi come quello di Bagolino? Di sicuro ne sarà trascinata. Come quando si beve, senza sete.