Il 22 marzo è uscito in libreria Un testimone pericoloso di Maurizio Foddai, un romanzo avvincente che sta appassionando i lettori anche grazie alle sue ambientazioni suggestive in due città magiche, Torino e Londra. L’autore, originario del capoluogo piemontese e urbanista, è tornato sul luogo del delitto ripercorrendo per i lettori le tracce del protagonista del romanzo Serse Apolloni in giro per Torino e dintorni.

Quando un amico di un’altra città mi viene a trovare, cerco di fare cosa gradita a lui, ma soprattutto a me, accompagnandolo a piedi per i luoghi che più di altri, a mio modo di vedere, sprigionano il fascino di una città che solo da pochi anni è diventata cool.

Per chi non lo sapesse, insieme con Roma e Parigi, Torino è una delle città più rappresentative dell’architettura barocca in Europa. Il suo impianto urbanistico, improntato a un rigore di stampo militare, era finalizzato alla celebrazione di una monarchia, quella sabauda, che nel diciassettesimo e diciottesimo secolo ambiva a giocarsela alla pari con le altre case regnanti europee. Alcuni di questi luoghi, non tutti s’intende, li ho trasferiti di peso nell’ambientazione della prima parte del romanzo Un testimone pericoloso.

Il caffè Fiorio. Il luogo del primo incontro fra Serse e Palla di Lardo.

È uno dei caffè storici della città e si trova sotto i portici della centrale Via Po. Da sempre è la gelateria di riferimento dei torinesi, ma, seduti su una poltrona di velluto rosso, in una delle salette dalle pareti guarnite da stucchi, specchi e stoffe pregiate che traspirano storia risorgimentale, si può degustare anche la cioccolata calda con la panna o l’affogato allo zabaione.

I Murazzi. Dove Serse s’imbatte nel clochard Calvin Perry.

Proseguiamo a piedi sotto i portici della Via Po, nella direzione di Piazza Vittorio Veneto, una delle più grandi d’Italia. A differenza dell’altra strada centrale, Via Roma, sulla quale si affacciano le vetrine dei marchi più prestigiosi (Louis Vuitton, Hermès, Prada e via discorrendo), qui i negozi sono improntati a una sobria eleganza. C’è la sartoria piccola ma raffinata; il negozio di libri e stampe antiche e poco più in là quello di mobili vintage. Alla fine della piazza, si svolta a destra e si scende uno scalone di pietra che immette sui docks, in riva al Po. Di giorno sono quasi deserti, ma la sera diventano uno dei luoghi della movida notturna, con l’apertura di locali, disco-bar, pub, vinerie, ricavati nelle vecchie rimesse delle barche.

Piazza Maria Teresa. È in una di queste case che abita Serse.

Se risaliamo dagli argini del fiume e imbocchiamo la Via Giolitti, ci inoltriamo nel cosiddetto Borgo Nuovo, che nuovo lo era quando l’hanno costruito, cioè nella prima metà dell’Ottocento. Qui si susseguono palazzi residenziali di tipo signorile in stile neoclassico, che a un tratto fanno spazio a una piazza occupata da un giardino alberato. Il senso di tranquillità e di eleganza che trasmette ne fanno uno dei luoghi più suggestivi del centro.

Il Parco del Valentino. Dove Serse si scarica facendo jogging.

Lungo la sponda sinistra del Po, si estende un’area verde di notevoli dimensioni, disseminata di aiuole fiorite, macchie d’alberi d’alto fusto e percorribile per tutta la sua lunghezza a piedi o in bicicletta. È il parco urbano più antico, la sua costruzione risale addirittura alla prima metà del diciassettesimo secolo, e culmina con l’omonimo castello secentesco.

Il castello di Racconigi. Il teatro del primo delitto.

Non è a Torino, dista circa un’ora di automobile dalla città. Non è fra le residenze sabaude più celebrate, ma mi ha colpito per l’atmosfera “viva” che si respira. Forse perché è stata abitata dai membri della famiglia reale fino alla seconda guerra mondiale. Le stanze conservano ancora gli arredi originali, oggetti che, tutto sommato, non ci appaiono troppo lontani nel tempo. Una particolarità di questo castello è dovuta al fatto che in cima a una delle sue torri nidificano le gru.