Indians

Indians
Storie di un popolo perduto

“Ci hanno fatto più promesse di quante io ne possa ricordare, ma ne hanno mantenuta una sola: hanno promesso di prendere la nostra terra e l’hanno presa”.
– Nuvola Rossa

Indians; ma quali? Ci sono quelli dei film e dei romanzi, dei nostri giochi d’infanzia, tutti “veri”, per chi ha sognato almeno una volta d’essere Toro Seduto o Cavallo Pazzo o Geronimo, o ne ha seguito le appassionanti vicende sullo schermo, fra ululati di battaglia e cavalli al galoppo. Sovente, se non sempre, falsate dagli stereotipi e dai luoghi comuni hollywoodiani. Prima l’indiano cattivo, poi a tradire il rigore storico è stato un diffuso afflato di buonismo pronto a rivalutare a ogni costo, tacendone se necessario gli aspetti più scomodi, il . Questo libro non è un romanzo, né una storia romanzata. Del saggio ha la forma e il rigore, ma è soprattutto un tentativo di riscoprire e indagare con semplicità di linguaggio e immediatezza giornalistica, attraverso taluni dei personaggi più noti, quanto del loro mito affondasse le radici nella realtà, quale fosse insomma la realtà una volta purgata degli stereotipi. Attraverso Nuvola Rossa e Cochise, Pocahontas e Geronimo, Cavallo Pazzo e Toro Seduto si ripercorre la grande tragedia americana del tremendo rapporto fra indiani e coloni. C’è un abisso tra l’indiano maestro di civiltà, di amore familiare, di profondo senso della natura, di culto della terra e del cielo, addirittura – se vogliamo – ecologista ante litteram, e l’indiano del quale si diceva che <l’unico buono è quello morto>. Ed è proprio attraverso quell’abisso che “Indians” tenta di gettare un ponte, talora scoprendo gentilezza e buon senso nelle parole di figure da sempre descritte come feroci e sanguinarie: senza la presunzione di voler dire l’ultima parola su una storia così controversa, ma nel più umile tentativo di dare una corretta dimensione storica agli eroi della nostra infanzia.