Maria Zampone, founder di Cara Delevingne Italia, ha provato a raccontarci la sua “esperienza” di fan di Cara, ma è davvero possibile comunicare a un altri quello che proviamo quando sentiamo parlare dei nostri idoli?

Quando mi è stato chiesto di raccontare la mia esperienza come fan di Cara Delevingne, il primo dubbio che ho avuto è stato come riuscire a passare a un lettore le stesse sensazioni che provo io ogni volta che ne sento parlare. Non è facile convincere qualcuno che tutto il tempo speso dietro a una persona non sia solo “tempo perso”, ma investito; soprattutto se su questa persona ci apri poi una pagina facebook, che magari gestisci dal 2014 con la stessa passione e costanza. Un po’ come chi non mette mai in dubbio la propria passione per il calcio ed è disposto a viaggiare di notte per le partite in trasferta, io non ho mai messo in dubbio la mia per Cara. Che poi: chi è questa Cara? E cosa fa? Qualcuno potrebbe saperlo, qualcun altro no. Se avessi l’occasione di far rispondere lei, Cara direbbe “sono chi sono” e chiusa la discussione, ma Cara Delevingne è molto più di quello che semplicemente “è”…

Seguo Cara dal 2012, quando è balzata agli onori del mondo del fashion sfilando prima per Chanel Haute-Couture al Grand Palais di Parigi per poi venir letteralmente innalzata ad icona durante la Settimana della Moda newyorkese in cui, tra gli altri, sfilò per Jason Wu, Carolina Herrera ed Oscar de La Renta. Il potere di Cara Delevingne stava allora, come adesso, nella sua personalità, nella sua aura. Aveva appena vent’anni quando camminava già con la stessa fierezza di una supermodella, senza limitarsi ad indossare quegli abiti, ma valorizzandoli. Una “ragazza-nessuno” che da sola stava portando il suo nome sulla bocca di tutti.

Da allora ne sono cambiate di cose, ne parlo come se fossero trascorsi decenni, ma in realtà sono solo 5 anni, eppure con Cara sono cambiata anche io che, nel 2014, ho deciso di aprire una fanpage italiana dedicata a lei e al suo mondo, mossa dal desiderio di condividere con qualcun altro quello che di bello quella ragazza stava facendo.  Oggi siamo un fanbase di oltre 20 mila persone – tra italiani e, con un po’ di orgoglio, anche qualche fan di altri paesi a riprova che l’amore condiviso può unire a dispetto delle differenze culturali e linguistiche – e lei ha abbandonato la moda di passerella per dedicarsi alle sue passioni: recitare, scrivere, cantare. Qualcuno, un po’ cinico, la trova esagerata, pretenziosa nel suo spaziare e sperimentare senza porsi mai un limite o un punto d’arrivo; ma non è forse vero che l’unico limite all’essere umano siamo noi stessi?

Ecco chi è Cara Delevingne. Una donna di 25 anni, bisessuale, che ha fatto della sua voce quella di chi non ne aveva. Ecco perché esistono persone che si definiscono suoi fan: perché non ha mai avuto paura di intraprendere strade diverse e perché l’ha fatto con il solo scopo di raccontarsi, divertirsi e far divertire. Lo ha fatto con genuinità. Sarà strano da dire, ma Cara Delevingne è esattamente quella che appare: una donna che ha avuto problemi di anoressia e depressione, che ne ha parlato al mondo e ha trovato il coraggio e la forza di uscirne. Una donna che era spaventata dalla sua bisessualità, il cui motto oggi è “sono chi sono, la mia sessualità non è una fase. Le cose stanno così”.  La sua lunga ed eterna lotta contro i paparazzi per la privacy che ha voluto raccontare. Così come ha condiviso il suo viaggio in Sud Sudan ed Uganda, i suoi progetti dedicati all’empowerment femminile e le lotte per la parità di genere che “sono alla base del nostro futuro”. E di tutto questo, di ogni battaglia, di ogni problema, di ogni idea, ci ha reso partecipi. Per questo ha deciso di scrivere un libro e chiamarlo Mirror, Mirror ( “Specchio, specchio…” ). Non con l’arroganza del voler insegnare il lavoro dello scrittore. Non con la presunzione di poterci dire cosa e giusto e cosa è sbagliato o d’insegnarci una lezione, ma con la genuinità e semplicità di una donna che nella vita ha fatto errori ed esperienze e che vuole, non che gli altri non ne facciano, ma che raccontino e condividano le proprie perché magari qualcuno le vorrà ascoltare.

Maria Zampone
founder di Cara Delevingne Italia