Epistole ad Attico

Epistole ad Attico

Ma non mi va di fornirti ulteriori ragguagli sulla situazione dello Stato. Ho in uggia me stesso e non riesco a scrivere senza provare profondo dolore. Tenuto conto del clima di oppressione generale, ho la capacità di mantenermi scevro di bassezza d’animo, ma in rapporto alle gloriose imprese che ho realizzato in passato mi comporto con scarso coraggio.

Sed de re publica non libet plura scrivere. Displiceo mhi nec sine summo scribo dolore. Me tueor ut oppressis omnibus non defisse, ut tantis rebus gestis parum fortiter. Le persone rispettabili non mi seguiranno, gli individui di carattere futile mi derideranno, coloro che bramano i rivolgimenti politici, specialmente ora che hanno avuto la meglio e tengono ancora le armi in pugno, si abbandoneranno ad atti di violenza. E tu che ne pensi dunque? Hai forse da darmi qualche consiglio che valga a imporre un termine a questa miserrima vita? Boni non sequentur, leves irridebunt, rerum novarum cupidi, victores praesertim et armati, vim et manus adferent. Quid censes igitur? Ecquidnam est tui consili ad finem huius miserrimae vitae ?

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