La pasta umana

La pasta umana
Taccuini 1935-1940

Un uomo appassionato e originale, dotato di una mente sempre all’opera, che riconosceva nello scrivere una manifestazione suprema del suo destino: questo è il ritratto di Antoine de Saint-Exupéry che emerge dai suoi Carnets, i taccuini sui quali annotava i propri pensieri in qualsiasi situazione – non escluse le ore di volo – ora riproposti da Utet in questa raccolta che seleziona gli appunti più belli.
Quando i taccuini furono pubblicati per la prima volta in Francia, nel 1953, i lettori si resero conto che non si trattava semplicemente di abbozzi stesi in vista delle opere portate a termine e pubblicate. Saint-Exupéry scriveva costantemente perché il suo pensiero era costantemente al lavoro, sempre pronto a raggiungere una prospettiva inedita, un’intuizione fulminea ma capace di ribaltare le più consolidate abitudini mentali. Dagli usi e costumi sociali all’economia capitalista e comunista, dai sentimenti religiosi ai più intimi movimenti della psiche, nulla gli era estraneo, su tutto sentiva di avere una sua opinione. Ma in qualsiasi appunto, qualunque sia l’argomento particolare, ciò che si sente all’opera è una potente forza centripeta, che porta verso il tema che Saint-Exupéry ha più a cuore: ciò che egli stesso definisce, con una stupenda espressione, la pasta umana, continuamente modellata e deformata dalle necessità materiali così come dalle più alte aspirazioni spirituali. È una materia difficile, la più difficile che esista al mondo: da un lato se ne ricava “troppo poco”; dall’altro può dar luogo a una “perfezione” che è pericolosa quanto la sua scarsità. Ma poco importa, se si ricorda che ogni vita umana custodisce almeno un granello di “civiltà”. Tutto ciò che siamo e siamo stati è “una musica che è svanita verso le stelle”.
Traduzione di Manuela Maddamma

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