Orlando furioso

Orlando furioso

Alle origini dell’epopea di Orlando c’è un episodio storico, la disfatta della retroguardia dell’armata di Carlomagno a Roncisvalle. Un episodio in realtà secondario, che solo grazie alla fantasia dei cantastorie si è arricchito man mano di dettagli, personaggi e vicende, producendo il groviglio di storie alla base, tra gli altri, dell’Orlando innamorato di Boiardo e del suo autoproclamato seguito: l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. È forse anche questo suo statuto di “sequel” che imprime da subito al poema ariostesco una velocità sfrenata, il dinamismo di una storia che inizia in medias res. Poco importa l’antefatto, insomma, per gettarsi all’inseguimento di Angelica, sfuggente e bellissimo motore dell’azione: tutti i cavalieri la amano e la desiderano, e su tutti Orlando, che «per amor venne in furore e matto». Ma da qui il fiume del racconto inizia presto a diramarsi in torrenti e rigagnoli, che poi si ricongiungono e si dividono ancora: Orlando, Angelica, Rodomonte, Ruggiero, Bradamante e gli altri si perderanno e si ritroveranno più volte, incontrando altri personaggi e imbarcandosi di continuo in nuove avventure. Ariosto reinterpreta, riordina e ricrea le storie ereditate dalla tradizione, ordendo un complesso arabesco in cui riesce a disciogliere del tutto l’austera epica carolingia nel romanzo cavalleresco, così che nelle ottave del poema i duelli tra Mori e Franchi cedono il passo volentieri a mostri marini, maghi o viaggi fantastici, come quello, celeberrimo, a cavallo dell’ippogrifo, per recuperare sulla luna il senno perduto di Orlando. Non resta allora che inoltrarsi in questo «labirinto felice», come lo ha definito Borges, vero e proprio monumento in versi alla potenza affabulatoria del racconto, alla capacità inesauribile di creare storie e intrecciarle tra loro, fino alla fine e oltre. In appendice al poema, infatti, si trovano i Cinque canti pubblicati postumi: testimonianza del lavoro continuo di limatura ed espansione dell’Orlando furioso che per trent’anni occupò la vita del suo autore, tanto sfuggente e ritroso nella biografia quanto generoso e vitale nel cantare le «audaci imprese» dei suoi cavalieri. Creare storie e intrecciarle tra loro, fino alla fine e oltre. In appendice al poema, infatti, si trovano i Cinque canti pubblicati postumi: testimonianza del lavoro continuo di limatura ed espansione dell’Orlando furioso che per trent’anni occupò la vita del suo autore, tanto sfuggente e ritroso nella biografia quanto generoso e vitale nel cantare le «audaci imprese» dei suoi cavalieri.