La prefazione del libro di Carolina Capria, che arriva in libreria in contemporanea all’uscita di Piccole donne al cinema, il nuovo film tratto dall’intramontabile classico di Louisa May Alcott con un cast stellare, a partire da Emma Watson, Timothée Chalamet e Meryl Streep.

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Alla piccola donna che ero,
alla piccola donna che sei,
e alle grandi cose che ci aspettano.

 Ciao e benvenuta!

Sì, dico proprio a te, che sfogli questo libro e ti domandi se possa fare al caso tuo: è davvero un piacere conoscerti.

Prima di provare a fugare ogni tuo dubbio, però, ti chiedo di fare una cosa: sospendi per un istante la lettura (mi fido di te, so che la riprenderai) e cerca un’immagine di Louisa May Alcott, l’autrice di Piccole donne.

Lo so, è una richiesta un po’ stramba, ma voglio presentarti questa grandissima scrittrice come si conviene, perché è per merito della sua voce e della sua penna se generazioni di ragazze hanno avuto l’opportunità di crescere con quattro sorelle eccezionali e di abitare per qualche tempo una casa in cui si respirava aria satura d’affetto… insieme, spesso e volentieri, a un profumino di manicaretti deliziosi.

Margaret, Josephine, Elizabeth e Amy March esistono (e per sempre esisteranno) grazie a Louisa May Alcott, e di Louisa May Alcott fanno parte.

Se Piccole donne è il grande romanzo che conosciamo, infatti, è anche perché, nello scriverlo, Louisa May Alcott si è lasciata ispirare da ciò che la circondava e amava. E quindi innanzitutto dalle sue tre sorelle e dai genitori, per i quali provava un’ammirazione sconfinata e ai quali restò devota per la vita.

In Piccole donne la signora March dice alle figlie: “Ricordate una cosa, ragazze mie; la mamma è sempre pronta ad ascoltarvi, e il papà è vostro amico”. Una frase che, ci scommetto, a te suona normalissima, vero? Insomma, non ti sembrerebbe strano se la mamma ti dicesse qualcosa di simile! E invece, per l’epoca in cui è stata scritta, era una frase davvero rivoluzionaria perché metteva genitori e figli su un piano comune nel quale a dettare le regole erano l’affetto e il rispetto reciproci, e in cui era possibile confidarsi e sentirsi compresi. Questo tipo di rapporto paritario, Louisa lo aveva imparato proprio dalla sua mamma e dal suo papà!

Ma in Piccole donne troviamo anche caratteristiche e passioni della stessa autrice, che, per esempio, condivideva con Jo l’amore per la scrittura e la voglia di riscatto e d’indipendenza, e con Amy l’interesse per i viaggi.

E quindi, sei riuscita a trovare una foto di Louisa May Alcott? Mentre la guardi, non farti ingannare dall’espressione austera e dallo sguardo severo tipico delle immagini dell’epoca: era una donna determinata, anticonformista, ardimentosa e brillante!

I suoi occhi scuri guardavano lontano, talmente lontano che ancora oggi, a distanza di centocinquant’anni, riescono a indicarci la via giusta da seguire.

Ora che hai conosciuto la nostra “guida”(ma torneremo spesso a parlare di lei), non mi resta che illustrarti cosa troverai in queste pagine, in modo che tu possa orientarti e decidere se è qui che vuoi rimanere.

Il romanzo Piccole donne narra un anno di vita della famiglia March, un periodo particolarmente difficile che ha inizio quando il signor March lascia la sua cittadina nel New England e parte volontario per il fronte, intenzionato a essere di conforto ai soldati come cappellano, lasciando le figlie adolescenti e la moglie ad affrontare le sfide che ci si trova davanti in tempo di guerra.

Ma è anche e soprattutto il racconto di un momento cruciale e fondante per ogni ragazza e ragazzo, e cioè quello che sancisce il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Ed è proprio questo che succede a Meg, Jo, Beth e Amy durante i dodici mesi che ci vengono narrati: le quattro superano il confine invisibile che separa le loro stesse bambine dalle donne che saranno, assumendosi delle responsabilità, imparando a conoscere i loro limiti e a smorzare i difetti, uscendo dalla gabbia dorata che credevano le avrebbe sempre protette e imparando a cavarsela nel mondo.

Lo fanno, anche, arrabbiandosi, deludendosi l’un l’altra, litigando e facendosi dispetti come capita tra fratelli e sorelle, accettando le loro imperfezioni senza però essere mai arrendevoli o perdere la voglia di migliorarsi, combattendo con fierezza e coraggio la battaglia che le trasformerà in adulte, e sconfiggendo infine quello che il loro papà chiama “il nemico che si annida nel cuore di ognuna”.

E ora che hai più chiara la meta, ho la sensazione che tu ti stia ponendo un’altra domanda: come la raggiungeremo, questa meta? Semplice. Ci lasceremo guidare dalla passione di Jo per “quelle belle parole forti che significano qualcosa”.

È da qui che partiremo per il nostro viaggio nel mondo di Piccole donne: dalle parole forti che significano qualcosa perché sono fatte di esperienze e scoperte, e qualche volta sconforto. Ma molto spesso di gioia.

Ogni sorella March ha le proprie.

E attraverso queste parole, chissà, magari diventeremo anche noi un po’ più grandi.

(Carolina Capria, dalla prefazione di Nel mondo di Piccole donne)