Ma tu, Riccardo, alla fine che lavoro fai?

Tutte le volte che mi sento rivolgere questa domanda mi assale l’imbarazzo, soprattutto se capisco che la persona che ho di fronte vorrebbe sentirsi dare una risposta semplice e rassicurante come: «Dopo la laurea in economia lavoro nell’ufficio marketing di una multinazionale». Così ripasso mentalmente tutte le risposte che potrei dare e le scarto una dopo l’altra con un certo sconforto: «consulente», «speaker», «start­upper seriale»… E allora, per togliermi d’impaccio, racconto una storia.

Era l’ottobre del 2009, avevo ventitré anni e stavo facendo uno stage a Chicago nell’ufficio marketing di un’azienda leader nella produzione di articoli per l’irrigazione di giardini, terrazzi, orti e piante da interno ed esterno.

Era stata l’università a propormi quell’opportunità e a me era sembrata interessante. Non avevo mai avuto un giardino in vita mia e sapevo a malapena cosa fosse un irrigatore, ma mi ero detto che valeva la pena provarci: se non altro avrei imparato qualcosa di nuovo e avrei abitato per qualche mese in una città dove non ero mai stato.
Ho passato i primi quindici giorni dello stage nel giardino dell’azienda a provare tutti i prodotti, poi sono tornato in ufficio e ho iniziato ad analizzare i blog specialistici e la comunicazione sul web delle aziende di settore. A quel punto hanno iniziato a farsi strada dentro di me due consapevolezze. La prima era che il lavoro in ufficio non faceva per me, perché faticavo a capire il senso di tutte le regole e le procedure che imponeva quell’azienda e che, per come la vedo io, rallentavano il pensiero, imbrigliavano l’azione e smorzavano la passione anche del lavoratore più volenteroso. La seconda era che in America i blogger facevano tendenza e condizionavano enormemente i consumi.

All’epoca ero fidanzato con Chiara, una ragazza di Cremona che amava postare ogni giorno fotografie dei suoi look e dei suoi outfit su piattaforme social come Netlog, Flickr e Lookbook.nu, ottenendo un grande seguito. Così, abbiamo iniziato a parlare della possibilità che Chiara aprisse un suo blog personale di moda e stile. Ci intravedevo un’occasione di business, anche se ovviamente non sapevo ancora dove ci avrebbe portato, e ho pensato che valesse la pena esplorarla. Ho comprato da un provider americano il dominio e il giorno 12 ottobre, con la pubblicazione del primo post, è nato The Blonde Salad.

A questo punto, di solito, cerco di riassumere tutto ciò che è successo dopo e l’avventura incredibile che ho vissuto con la nascita della TBS Crew e della Chiara Ferragni Collection.

Nel frattempo ho lanciato molti altri progetti, alcuni sempre nel campo della moda, altri in settori completamente diversi, come ad esempio il servizio di food delivery Foorban. Non tutti sono andati bene, ma io non ho mai smesso di provarci. E, soprattutto, non mi sono mai fermato.

In tutto questo sono consapevole di non aver risposto alla domanda del mio interlocutore, che in fondo voleva soltanto appiccicarmi addosso un’etichetta rassicurante e incasellarmi in una categoria precisa, cosa che molte persone trovano quasi indispensabile. È un’esigenza comprensibile, ma il punto è proprio questo: oggi quell’etichetta non è più così diffusa né così nitida come un tempo. E ciò non vale soltanto per quelli che, come me, si stanno muovendo nella realtà delle start­up. Sappiamo bene quanto è difficile che un’attività lavorativa, che si tratti di un’esperienza imprenditoriale o di un lavoro da dipendente, coincida con i confini di una vita professionale.

Però mi piacerebbe che tutti – dagli studenti che stanno per entrare nel mondo del lavoro, ai lavoratori che fanno i conti con la mancanza di certezze e con la fine del posto fisso, ai quarantenni o cinquantenni che, per desiderio o necessità, si trovano a cambiare pelle a un’età a cui prima sarebbe stato considerato impossibile reinventarsi – provassero a pensare non solo agli svantaggi, ma anche alle opportunità che una simile situazione offre. Di fronte a noi, oggi, si aprono strade che non sappiamo neanche dove portino. Oggi abbiamo la possibilità di far diventare autostrade a quattro corsie quelli che ancora non sembrano neppure sentieri tracciati.

Non voglio nascondere le difficoltà di questo tipo d’imprese e i sacrifici che richiedono, né sottovalutare quanto sia alto il rischio di fallimento, perché di tutto ciò ho fatto esperienza io stesso per primo. La contropartita, però, è la possibilità di lavorare con passione e costruirsi intorno una realtà più appagante: questo è il momento di provarci.

OGGI ABBIAMO LA POSSIBILITÀ DI FAR DIVENTARE AUTOSTRADE A QUATTRO CORSIE QUELLI CHE ANCORA NON SEMBRANO NEPPURE SENTIERI TRACCIATI

Per chi vuole fare impresa e creare una start­up, come ho fatto io, c’è il vantaggio di poter reperire capitali più facilmente di un tempo, perché, come avrò modo di spiegare, la crisi finanziaria ha avuto almeno questa come conseguenza positiva. Ma non è obbligatorio creare aziende ex novo: si può anche innovare dall’interno quello che già esiste, avvalendosi dei nuovi strumenti a nostra disposizione.

La vicina di casa, lo zio, i professori delle superiori, tutti quelli che ci vogliono bene da quando eravamo bambini e desiderano essere rassicurati sul nostro futuro, devono farsene una ragione: per le persone della nostra generazione è naturale avere più di una storia d’amore importante, e intraprendere più di un progetto professionale nell’arco della vita. Ciò non vuol dire che siamo meno propensi a impegnarci. Vuole solo dire che la nostra realtà è meno stabile di quanto fosse un tempo. E, magari, anche che noi siamo meno disposti ad accontentarci: oltre a lavorare, vogliamo anche realizzarci.

Dove finiscono le etichette inizia il mondo nuovo. E io credo che inizi anche la felicità.

La storia di The Blonde Salad

  • 12 ottobre 2009: con la pubblicazione del primo post nasce il blog The Blonde Salad. I post ruotano intorno ai diversi interessi di Chiara Ferragni: la moda innanzitutto, e poi la fotografia, i viaggi e il lifestyle. Il fatto che vengano pubblicati ogni giorno sempre alla stessa ora, le nove del mattino, fa sì che la lettura del blog diventi per molti utenti un’abitudine quotidiana. Già dopo il primo mese, infatti, The Blonde Salad registra trentamila visite giornaliere.
  • Febbraio 2010: dopo soli tre mesi dalla nascita del blog, Chiara Ferragni viene invitata per la prima volta alla Settimana della moda di Milano. La presenza di una fashion blogger è una novità assoluta e questo attira l’attenzione della stampa e di vari marchi, come Benetton, che le offre il ruolo di giudice di un concorso online per la nuova campagna pubblicitaria del brand, e Fiat, che sponsorizza un viaggio di Chiara e Riccardo in giro per l’Europa a bordo di una 500 decappottabile. Nel frattempo Yoox, uno dei principali retailer di moda online, è tra i primi ad acquistare banner pubblicitari su The Blonde Salad.
  • Marzo 2011: Chiara e Riccardo fondano la TBS Crew; il blog ha ormai raggiunto le settantamila visite quotidiane e vari marchi del lusso, che stanno iniziando ad affacciarsi al mercato delle vendite online e sono alla ricerca di modi per incrementarle, propongono loro collaborazioni. I due imprenditori sono molto selettivi nella scelta delle loro partnership, animati come sono dalla volontà di non fare del blog una semplice vetrina per gli acquisti, ma di offrire ai lettori contenuti coerenti con l’immagine di Chiara e di costruire rapporti duraturi con i vari brand, soprattutto quelli del lusso.
  • Marzo 2013: Chiara è ormai una celebrity internazionale. Compare sulle copertine delle riviste di moda di tutto il mondo e continua a collaborare con brand importanti, per i quali crea anche delle capsule collections. La sua popolarità cresce anche grazie a Instagram. Nel frattempo Chiara, Riccardo, l’investitore Paolo Barletta e il sales manager Lorenzo Barindelli fondano una nuova azienda, la Chiara Ferragni Collection, per produrre e commercializzare una linea di scarpe, che viene venduta online e in duecento negozi in venticinque Paesi.
  • Primi mesi del 2014: il sito di The Blonde Salad viene completamente riorganizzato, diventando un vero e proprio lifestyle magazine, che si avvale della collaborazione dei migliori fotografi e videomaker.
  • Settembre 2016: The Blonde Salad cambia ancora, arricchendosi di una nuova sezione ecommerce, dove vengono vendute edizioni limitate create in esclusiva da brand internazionali. Anche questa nuova iniziativa viene accolta con entusiasmo dagli utenti: i pezzi proposti risultano sistematicamente sold-out nel giro di poche ore.
  • Luglio 2017: apre a Milano il primo flagship store di Chiara Ferragni Collection. La collezione comprende adesso anche accessori e abbigliamento. A settembre dello stesso anno Chiara, forte ormai di oltre undici milioni di follower su Instagram, viene incoronata dalla rivista Forbes la fashion influencer più importante del mondo.